Fare dello spazio urbano un teatro naturale della creatività.
Questo è uno dei presupposti dell’arte urbana in genere, e certamente anche della Street Art. Le città globali si trasformano in luoghi utopici (e distopici) dove si schiudono mondi, visioni da un altrove che parla anche del nostro presente. Così Santarcangelo, che si è fatto teatro diffuso per il 40° Festival (2010) della metropoli globale, assume il segno pur non avendone la vocazione, grazie alla presenza degli artisti nazionali e internazionali e alle loro tracce sparse sul territorio.
Lo sanno bene gli artisti che stanno popolando i muri di Santarcangelo di bestie immaginarie, tra cui Ericailcane (di cui ho spesso già largamente parlato) che con la letteratura fantastica medievale ha più di un punto di contatto, perché, come quella, fa leva sui miti e le favole, dandogli forma e anima attraverso linee e macchie di colore. Mutazioni, figure ibride, animali giganti sono le tracce zoomorfe delle inquietudini e dei rimossi del nostro presente che quando si manifestano non provocano necessariamente spavento, ma a volte perfino esaltazione per il fatto di avere finalmente davanti agli occhi qualcosa che non aveva forma, non aveva nome. Nominare il mondo significa crearlo, pensarlo, poter interagire dunque con esso.Dolce, surreale, sognante, incredibilmente interessante e con una mano superba, Ericailcane fa raccontare ancora di sè e delle sue fiabe. Ecco come si presenta un edificio del territorio emiliano-romagnolo.
Santarcangelo, Emilia-Romagna
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